A.I.: l’intelligenza artificiale potrebbe fruttare cifre esorbitanti nell’industria della moda

Il nostro futuro sarà governato dall’Intelligenza Artificiale? Questa è la domanda sulla bocca di tutti, e che in questi giorni genera sempre più confronti e contestazioni. Dopo l’immagine virale di Papa Francesco mentre indossa un piumino – generata per mezzo dell’algoritmo di intelligenza artificiale di Midjourney – la posizione in contrasto di Elon Musk e il “blocco” di ChatGPT sul suolo italiano, l’A.I. è tornata al centro di un dibattito di risonanza mondiale. E la moda, ovviamente, dice la sua. Stando a ciò che emerge da un recente studio di McKinsey, multinazionale di consulenza strategica, l’intelligenza artificiale potrebbe fruttare cifre esorbitanti all’interno dell’industria fashion. Si parla di miliardi.

Il rapporto rivela che nell’arco di 3-5 anni, l’A.I. potrebbe generare tra 150 e i 275 miliardi di dollari di profitti nell’industria della moda. «Dal code signing all’accelerazione dei processi di sviluppo dei contenuti, l’AI crea nuovo spazio per la creatività» si legge nello studio. «Può inserire tutte le forme di dati “non strutturati” (testo grezzo, immagini e video) e produrre nuove forme di media, che vanno da script testuali a progetti 3D e modelli virtuali realistici per campagne video». In pratica, gli NFT e la realtà aumentata sarebbero solo un assaggio di ciò che la moda potrebbe arrivare a sperimentare, nei prossimi anni. La potenzialità principale dell’A.I. nel mondo della moda consisterebbe nella generazione di immagini – come quella di Papa Francesco – che interverrebbero nelle fasi di creazione degli abiti. «L’intelligenza artificiale consente di fornire ai professionisti e ai creativi della moda gli strumenti tecnologici per svolgere determinati compiti in modo notevolmente più rapido» continua lo studio, «consentendo loro di dedicare più tempo a fare cose che solo gli esseri umani possono fare».

Un esempio concreto è G-Star: il brand olandese ha recentemente realizzato dodici look in denim attraverso Midjourney. Ma, rimanendo in tema denim, anche Levi’s si è avvalsa delle potenzialità dell’A.I., negli ultimi anni. Un anno fa, il brand si è affidato all’intelligenza artificiale per trovare il prezzo giusto a cui vendere i propri prodotti. Quest’anno invece, Levi’s inizierà la sua partnership con la startup olandese Lalaland.ai, per realizzare avatar realistici ed inclusivi che indosseranno i capi sull’e-commerce. Ma non mancano i rischi, evidenziati all’interno del rapporto di McKinsey. Come, ad esempio, il problema delle imitazioni e della proprietà intellettuale, un argomento che recentemente è emerso all’interno del metaverso, e che andrà affrontato anche nell’ambito dell’A.I.

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