Continuano le proteste dei lavoratori dell’industria tessile in Bangladesh, che chiedono salari più equi e 3 volte superiori ai compensi attuali. Secondo quanto riportato da MF Fashion, nel paese dell’Asia Meridionale, l’industria dell’abbigliamento confezionato rappresenterebbe quasi il 16% del PIL, con oltre 3500 fabbriche che rifornirebbero molti nomi di spicco del panorama fashion, tra cui Levi’s, H&M, Gap e Patagonia. Ma ora, come riportato da Reuters, starebbe arrivando un sostegno in più da parte dell’industria della moda: un’associazione statunitense che rappresenta brand come H&M e Gap, si sarebbe impegnata a incrementare i costi per la produzione degli abiti, per aiutare le fabbriche a compensare l’aumento dei salari dei lavoratori.
Dopo le proteste accese di ottobre, compreso l’incendio di una fabbrica che ha causato la morte di una persona, secondo ciò che emerge ma Reuters, il governo del Bangladesh avrebbe imposto un aumento del 60% del salario minimo mensile a 12.500 taka (105 euro circa) a partire da dicembre. Si tratterebbe del primo aumento in 5 anni, ma secondo molti lavoratori sarebbe ancora troppo basso, siccome la richiesta iniziale alla base delle proteste era quasi il doppio dell’importo offerto dal governo.