In tutta Italia il problema della sicurezza è sempre più incombente, ma specialmente a Milano c’è qualcosa di più che sta accadendo. Capita, infatti, che alcune persone siano state più volte viste rubare sui mezzi pubblici e non solo. Il fenomeno di per sé non è una novità, ciò che è mutato è la sua risonanza. Perché i volti, di queste borseggiatrici, sono diventati di colpo noti a tutti, così come le voci. Il merito? Dei frequenti servizi televisivi, dei video sui social, diventati degli autentici trend, o addirittura delle foto segnaletiche che tappezzano alcune zone della città.
11 mln. Sono le visualizzazioni, ad esempio, di uno dei video più noti su TikTok, di una borseggiatrice, che si confronta con alcuni cittadini infuriati, dicendo che rubare è il loro lavoro – davanti, tra l’altro, a un tendone dell’Esercito -. Ma di esempi ce ne sono tanti. Tutti con pareri diversi, non solo sui social. Tra chi ritiene che sia utile diffondere video del genere, a chi invece ritiene sia una violenza questa nuova abitudine social. Come la consigliera comunale del PD, Monica Romano, che al Corriere ha detto poi: «Denunciate alle autorità, non sui social». Il problema, sostengono molti, è che le autorità fanno poco. E queste borseggiatrici lo sanno bene. Staffelli di Striscia, che a questo tema sta dedicando molti servizi, dice che al massimo vengono fermate 3 ore.
E allora cosa fare? È giusto o sbagliato mostrare questo “fenomeno” sui social? I pareri si mischiano, tra ideologia politica e morale, e rischiano di riportarci all’età della pietra, quando per regolare i conti si faceva da sé. Una risposta assoluta non c’è. Né tantomeno legalmente, dove si ragiona caso per caso, considerando gli interessi contrapposti, che sono la privacy e l’interesse pubblico. Se ci si ferma al secondo, senza discriminare o ledere la dignità altrui, mostrando semplicemente quello che succede per informare gli altri, allora questo potrebbe essere ammissibile. Se accade il contrario, allora la situazione cambia. Di sicuro, quello che tutti quanti si augurano, è che non siano più tv o social a dover agire, ma chi dovrebbe occuparsi della nostra sicurezza.