Greenwashing: il Parlamento Europeo presenta una serie completa di norme sulle dichiarazioni ingannevoli

Nel corso degli ultimi anni si è sentito molto parlare di greenwashing, un neologismo che si potrebbe tradurre come “ecologismo di facciata”. Una pratica ingannevole che è sfociata in un trend, diffuso globalmente, in cui molte aziende si etichettano come eco-friendly, ma senza intraprendere pratiche effettivamente sostenibili. Essere green, in poche parole, è diventato una moda, ma ora le cose starebbero per cambiare. Mercoledì 20 settembre, infatti, il Parlamento Europeo ha raggiunto un accordo provvisorio su una serie di nuove norme contro le dichiarazioni ingannevoli sulla sostenibilità. L’accordo mira a rafforzare i diritti dei consumatori, modificando le direttive sulle pratiche commerciali sleali e aiutandoli a compiere decisioni d’acquisto migliori.

Nell’effettivo, secondo l’accordo saranno vietate molte dichiarazioni generali sulla sostenibilità, come “rispettoso dell’ambiente”, “naturale” e “biodegradabile”, senza la prova di prestazioni ambientali riconosciute. I timbri di sostenibilità, inoltre, verranno consentiti solo se basati su schemi di certificazione approvati, oppure stabiliti da un’autorità pubblica. Per quanto riguarda la moda, sarà vietato presentare i prodotti come riparabili, quando non lo sono. Tra gli obbiettivi del Parlamento Europeo c’è anche il desiderio che i consumatori conoscano la durata di vita dei prodotti, perciò le aziende saranno tenute a comunicare informazioni a riguardo solamente previa dimostrazione. Una nuova etichetta di garanzia, inoltre, mostrerà in modo chiaro quali prodotti durano di più.

La votazione per le nuove norme contro il greenwashing dovrebbe svolgersi a novembre. Se saranno approvate dal Consiglio e dal Parlamento Europeo, gli Stati membri dell’UE avranno due anni per incorporarle nella loro legislazione nazionale.

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