A causa della pandemia, come i loro padroni, anche gli animali hanno subito alcuni traumi provocati, soprattutto, dal lockdown. Per i nostri amici a quattro zampe, ciò che è stato più stressante è la tensione derivata da ciò che accadeva all’interno delle loro abitazioni, con famiglie più nervose del solito e numerosi litigi. Gli animali, infatti, sono in grado di assorbire quello che avviene all’interno del nucleo famigliare e, seppur a modo loro, mostrano sofferenza e disagio. Silvia Marangoni, veterinaria comportamentalista nelle province di Treviso e Belluno, si occupa anche di questo e l’aiuto psicologico per gli animali domestici le viene richiesto con sempre maggior frequenza.
In un’intervista rilasciata al “Corriere della Sera”, la dottoressa ha esplicitato alcuni concetti chiave del suo lavoro. Gli animali reagiscono alle paure «Con attacchi di panico, vocalizzazioni, eliminazioni inappropriate, distruzione di oggetti, poltrone, porte. Il disturbo è stato amplificato. A volte è stato sfogato con gastroenteriti, dermatiti, sfoghi cutanei, disturbi della salute vera e propria» ha spiegato la dottoressa Marangoni, sottolineando come, negli ultimi due anni, questi fenomeni siano aumentati addirittura del 40%. Ciò dipende da come le singole famiglie hanno vissuto il lockdown, poichè «Il nucleo familiare è permeabile. Se siamo sereni lo sono anche il cane e il gatto. Se siamo nervosi o mal disposti lo trasmettiamo» ha spiegato.
Dopo la diagnosi, quindi, è utile «Ragionare su una riabilitazione terapeutica comportamentale. Come in medicina umana c’è la psicoterapia, per gli animali ci sono terapie farmacologiche e parafarmacologiche (…). Le manifestazioni sono diverse ma la percezione sembra essere molto simile. La figura genitoriale di riferimento del cane e il referente del gatto possono fare molto».