Secondo quanto riportato nelle ultime ore da diversi portali esteri, un project manager incaricato della ristrutturazione della casa di Malibu di Kanye West, di nome Tony Saxon, avrebbe deciso di citare in giudizio il rapper dopo essere stato licenziato per aver “espresso preoccupazione per l’estremo pericolo” di alcune modifiche che Ye avrebbe voluto per la sua abitazione.
Come riportato da “TMZ”, infatti, Saxon incaricato come “responsabile del progetto, custode e guardia di sicurezza 24 ore su 24, 7 giorni su 7”, non solo «lavorava 16 ore al giorno e dormiva sul pavimento mentre coordinava la ristrutturazione (…) usando un cappotto come biancheria da letto improvvisata» ma sarebbe stato pagato «solo per una settimana di lavoro». Sempre secondo quanto rivelato dal portale, l’apice sarebbe stato raggiunto quando Kanye avrebbe chiesto «di rimuovere tutte le finestre e l’elettricità della casa» insistendo «per spostare grandi generatori all’interno dell’abitazione». Inascoltate le preoccupazioni del project manager che temeva anche un possibile incendio, ma che sarebbe stato licenziato nel novembre del 2021 dallo stesso Kanye con le parole «Se non fai quello che dico, non lavorerai per me, non sarò più tuo amico e mi vedrai solo in TV».
Intentata contro di lui una causa per diverse violazioni del codice del lavoro, salari non pagati e danni, secondo “NBC News” Kanye avrebbe voluto creare una sorta di “rifugio antiaereo degli anni ’10 del Novecento”, oltre a demolire i bagni in marmo e sostituire le scale con degli scivoli. Ye, infatti, a detta del project manager, «Voleva solo piante. Voleva solo candele. Voleva solo luci a batteria. E voleva solo avere tutto aperto e buio» al fine di non essere uno “schiavo” delle comodità moderne rintracciabile dal governo. Saxon, che inizialmente credeva che il progetto non fosse un posto in cui il rapper intendesse realmente vivere, paragona l’idea a una sorta di “Batcaverna”, nella quale Kanye avrebbe detto di volersi «nascondersi dai Clinton e dai Kardashian».