Un trionfo inequivocabile, festeggiamenti non ancora finiti. Ma nel calcio non c’è molto tempo da perdere perché lo sguardo è sempre dritto al futuro. A Napoli hanno vinto lo scudetto dopo 33 anni, il terzo della sua storia, ma il condottiero del trionfo tricolore Luciano Spalletti non sarà ancora l’allenatore della squadra azzurra. Dopo giorni di detto-non detto, di conferenze stampa criptiche, di rivelazioni giornalistiche che sembravano confermare la separazione, stavolta è la viva voce del presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, a confermarlo: Spalletti sarà libero.
Ospite dell’ultima puntata stagionale (e in Rai) di “Che Tempo Che Fa”, incalzato dal conduttore Fabio Fazio, il produttore cinematografico ha spiegato la situazione, svelando come l’allenatore gli abbia chiesto un anno sabbatico: «Spalletti è un uomo libero. Dopo tanti anni di cinema, quando qualcuno viene da te e dice “In fondo io ho fatto il massimo e si è concluso un ciclo. Vorrei un anno sabbatico anche se so di averne ancora uno di contratto”, io posso solo ringraziarlo ed è giusto che faccia ciò che vuole, gli auguro il meglio», dice. Resterà per l’allenatore di Certaldo, dunque, la passerella d’onore allo stadio Maradona per l’ultima partita stagionale contro la Sampdoria (domenica prossima), alzando un trofeo tanto sognato da lui e dai napoletani. E che persino si è tatuato sul braccio.
UPDATE ore 17:05
Luciano Spalletti ha parlato per la prima volta, dopo l’ufficializzazione di fatto del presidente De Laurentiis sulla separazione dal Napoli a fine stagione. Il tecnico è intervenuto nel corso dell’evento “Inside the Sport 2023, il calciomercato tra business e passione” a Coverciano: «A volte per troppo amore ci si lascia. Ora non sono in grado di dare tutto quello che merita Napoli. Ho bisogno di riposarmi. Mi sento stanco. Ho bisogno di staccare un po’. Non allenerò il Napoli o altre squadre. Starò fermo un anno», riportano le principali testate sportive italiane. È il passo d’addio definitivo, confermato anche dall’allenatore, di una storia breve – durata due anni – ma intensa, perché ha portato lo scudetto di nuovo sul petto della squadra partenopea dopo 33 anni.