La comodità di chiedere ai dispositivi intelligenti di impostare un timer, fare un ricerca o avviare una telefonata facilita la vita agli utilizzatori. La cosa, però, ha i suoi inevitabili lati negativi. Oltre infatti a svolgere delle semplici azioni richieste dagli utenti, i dispositivi sono sempre in ascolto di quello che viene detto, in qualsiasi momento della giornata.
Potrebbe risultare certamente inquietante, se pensiamo che ogni qual volta i dispositivi sentono le cosiddette “wake words” (ovvero, parole di attivazione) si attivano e iniziano ad ascoltare, anche se vengono pronunciate involontariamente. Secondo il “New York Post”, però, ci sarebbe un modo per tutelare la propria privacy e impedire ai devices di essere sempre in ascolto.
Può sembrare banale ma la prima cosa da fare è disattivare i microfoni di questi prodotti intelligenti. Echo dot, Siri, Assistente vocale di Google possono ascoltare delle conversazioni private se accidentalmente pronunciamo delle parole che li attivano: bisognerà attivare i microfoni nel momento di bisogno e spegnerli una volta fatto.
Lo stesso accade per le smart TV che sono dotate di riconoscimento vocale e i dispositivi di sicurezza domestica come Google Nest e Amazon Ring: certamente proteggono la casa da ladri e intrusi, ma anche questi servizi hanno microfoni sempre in ascolto. Essi inoltre registrano le abitudini di visione oppure ascoltano una conversazione casuale e vendono a terzi i dati collezionati.
Ancora il “New York Post” mette in guardia i lettori dalle cosiddette applicazioni “stalkerware” installate sui computer e smartphone per scopi di parental control ma che in realtà spiano l’utente se non adeguatamente controllate. L’incremento nell’utilizzo dei dati o addebiti strani sul proprio conto sono indizi che qualcosa non va e una volta rilevato il problema bisognerà procedere con la disattivazione e disinstallazione.
Semplici mosse che possono tutelare gli utenti e sollevarli dalla paranoia rispetto a un abuso della tecnologia.