“Godbye”. Così la Curva Sud dello Stadio San Siro di Milano ha accolto Zlatan Ibrahimović questa sera, prima di Milan – Hellas Verona, ultima di campionato. Una coreografia che è arrivata dopo la conferma negli ultimi giorni dell’addio dell’attaccante svedese al club rossonero. Una serata speciale, sentita per il gigante con il numero 11 sulle spalle, che non ha potuto salutare i suoi tifosi sul campo ma da bordocampo. La colpa è degli infortuni che non gli hanno permesso di giocare quasi mai nell’ultimo anno.
Le lacrime e un cuore con le mani. Alla fine della partita, vinta dal Milan per 3 a 1 – con tanto di omaggio di Rafael Leao che lo ha abbracciato dopo il secondo gol -, San Siro è diventata la passerella per salutare il campione che per oltre 5 anni complessivi ha segnato e fatto sognare i fan della squadra milanese. È qui che ha preso in mano il microfono non solo per salutare il popolo milanista, ma per fare un annuncio ben più grande: «Mi avete ricevuto con le braccia aperte, mi avete fatto sentire a casa, sarò milanista per tutta la vita. È arrivato il momento di dire ciao al calcio, non a voi. Ci vediamo in giro se siete fortunati, forza Milan e arrivederci».
Ibra si ritira e chiude a 41 anni una carriera leggendaria, coronata l’anno scorso dal trionfo più inaspettato, ovvero lo scudetto con il suo “secondo” Milan. «Non respiro, ma va bene. Tanti ricordi e tante emozioni qua. La prima volta che sono arrivato al Milan mi avete dato felicità, la seconda volta mi avete dato amore», ha esordito. Tra le lacrime di uno stadio che lo ha amato e che ha gridato il suo nome e il suo cognome fino allo sfinimento, tra quelle dei suoi compagni, tra i dirigenti, con Paolo Maldini in prima fila. E tra le sue lacrime. Gigante buono, duro all’apparenza, temuto da qualsiasi avversario, che all’amore del suo popolo si è sciolto, ringraziando tutti e chiudendo il sipario su una storia incredibile lunga decadi, costellata di gol e trofei.
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